venerdì 18 settembre 2015

Intervista a Gabriele Zeetti



- Ciao Gabriele! 
 Ciao

- Da quando hai scoperto la passione per il mondo dello spettacolo?
 In realtà ho sempre amato il mondo dello spettacolo. Già da quando ero piccolo mi dilettavo a fare l’attore per i bambini che abitavano nella mia via. Mia nonna una volta mi portò con se a vedere uno spettacolo gratuito ad una festa dell'unità dove sul palco si esibivano un trio comico di donne  chiamate “LE GALLINE”. Mi piacquero così tanto che diventai un loro fan. Da quel giorno, obbligai mia nonna per tornare a vederle sempre. Adoravo la bionda del gruppo (KATIA BENI) ad oggi diventata una mia carissima amica nonché ex insegnante. Fanno parte del gruppo anche altre due donne spettacolari: Erina Maria Lo Presti e Sonia Grassi. Ricordo sempre con molta nostalgia che come tornavo a casa ripassavo in salotto le loro scenette e l’indomani riproponevo le gag ai ragazzini che vivevano nella mia strada. Si divertivano molto e lo scatch più gettonato era quello della ciambella in cui una venditrice (Erina Maria Lo Presti) doveva vendere a due clienti (Katia Beni e Sonia Grassi) questo salvagente. E’ buffissimo pensare come da una semplicissima storia si riesca a volte ad intrattenere un pubblico per venti minuti . Mi esibivo sempre  davanti ai garage del mio palazzo questo perché trovandosi nascosti nel sottosuolo, non potessi essere visto con facilità dai più grandi. Nonostante mi divertissi a recitare, ero molto timido.

- Io ti conosco soprattutto come attore comico di teatro ma so che hai avuto anche esperienze nel cinema e come insegnante. Come ti è venuto in mente di iniziare questo tipo di carriera nel mondo dello spettacolo?
 Per caso. Non avevo mai pensato di fare l’attore sul serio.  Ho studiato per tanti anni all’università Farmacia (un ripiego alla facoltà di medicina).ma senza conseguirne alcuna laurea. Poi nel 2008 debuttai per gioco in un piccolo teatro della periferia di Firenze per uno spettacolo scritto e diretto da un mio carissimo compagno di scuola Federico Marvasi che in quell’occasione mi permise  per la prima volta di salire su un palcoscenico facendomi abbattere molte timidezze e paure. Fu però nel 2010 a seguito del mio primo provino che mi buttai con spensieratezza e determinazione nel mondo dello spettacolo (soprattutto del teatro.

- Ti ricordi che provino era?
 Oh si, certo. Era un provino indetto da Alessandro Benvenuti sulla ricerca  di attori non professionisti da inserire nello spettacolo teatrale “Benvenuti in casa Gori”. Ricordo che ero molto scettico dal parteciparvi. Fu mia madre ad insistere affinchè mandassi il mio scarno curriculum con foto amatoriale al Teatro Dante di Campi Bisenzio. Ricordo che alcuni giorni dopo  ricevetti una mail con scritto che ero stato convocato per le selezioni nel ruolo di Luciano e che dovevo impararmi a memoria un pezzo dello spettacolo da proporre in fase di selezione. Si chiama provino su parte. Ero molto incredulo a quel messaggio ma allo stesso tempo mi sentivo felice. Fu la mia prima esperienza di selezione e la ricordo come se fosse ieri.

- E come andò?
 Male. Non fui scelto per la parte. Ad ogni modo per me fu un onore aver saputo di essere arrivato nella fase finale con un altro solo attore. All’ultimo provino (ne superai tre), ero molto più agitato e consapevole di quello che stavo facendo. Ricordo che ero molto più emozionato del primo giorno e non ero per niente elastico né lucido ai consigli del regista. Diciamo che non ci speravo di arrivare dove sono arrivato con la mia totale inesperienza e nonostante tutto posso dire di essere felice.

-Lo rifaresti?
Sinceramente non lo so. Dopo una lunga e sofferta selezione di provini, fu un grosso colpo per me sapere di essere arrivato secondo. Ovviamente non rinnego nulla di ciò che ho fatto ma credo che con la consapevolezza che ho oggi, non riuscirei a ritrovare quella spontaneità che mi caratterizzò e che piacque molto al regista.

- Dicevi che sei molto legato a tua nonna?
- Si, moltissimo. Per me è la mia seconda mamma.

- Lei ha influito nelle tue scelte attoriali?
 No. Nessuno della famiglia più stretta ha mai creduto realmente a questo mondo dello spettacolo. La mia è una famiglia molto semplice, di umili origini e grandi sacrifici  e nessuno si è mai accostato al teatro per passione o scelte. All’epoca il teatro era per pochi e distinti ed i miei non se lo potevano permettere.

- C’è qualcuno che ha influito nelle tue scelte artistiche o che ti ha consigliato questa strada?

 Si, mia zia Lina (la nonna di mia cugina).Nel periodo in cui ero più grandicello e frequentavo le scuole superiori, ero molto influenzato dalle parodie comiche del  TRIO Lopez,Marchesini, Solenghi e mi divertivo spesso a imitare delle loro scene con mia cugina davanti alla telecamera. Ricordo che un giorno queste registrazioni,  furono trasferite in una VHS e in una serata di festività natalizia furono mostrate a tutti.Mi vergognai tantissimo in quell'occasione ma allo stesso tempo risi di gusto perché non mi ero mai rivisto in certe parodie. Fu da quell’occasione che questa zia mi ripeteva che dovevo studiare teatro e approfondire conoscenze inerenti al mondo dello spettacolo perché vedeva in me un potenziale comico/caratterista e diceva quantomeno che sarebbe stato uno spreco non provarci.

- Meglio il teatro, il cinema o la tv?
Sono tre mondi distinti, per cui non farei una distinzione di merito. La TV è immediata. Subito diventi parte integrante del quotidiano del pubblico. Il cinema è fotografia, luci, location naturali, sfumature, micromovimenti. Il teatro invece è il luogo dove tutto accade. Dove finzione e realtà si confondono perché non ci sono filtri: è l’
altrove dove tutto ebbe inizio ed io lo preferisco in assoluto.

- Com’è la vita sul set? E quella nel teatro?
Sul set trovi decine di persone, tutte indaffarate. Il set è velocità, frenesia,prontezza. Di solito ci sono lunghe attese e numerose ripetizioni di scene. Io lo trovo un po’ noioso ma comunque pur sempre affascinante. Il teatro invece è il rito. Ci sono i camerini, le quinte, il sipario, l’odore della polvere che si mescola alle tavole del palcoscenico. Per me è magia allo stato puro. E’ bellissima la sensazione che si prova a fine spettacolo quando cala il sipario sul pubblico che applaude.

- Hai un gesto scaramantico che ti caratterizza prima di salire sul palco?
I primi tempi, prima di salire sul palco, bevevo sempre un bicchiere di vino rosso ma ho quasi subito abbandonato questo vizio sostituendolo con del miele. E’ più dolce, da energia e costa meno!

 So che contribuisci da anni all’insegnamento teatrale in un laboratorio di una scuola superiore. Tra l’insegnamento e la recitazione, cosa preferisci?
Si. Da Gennaio 2011 ho avuto il piacere di fare da assistente teatrale ad un  ex insegnante della scuola Leonardo Da Vinci di Firenze nonché bravissima regista ed attrice chiamata Betty Piancastelli. Con lei ho contribuito all’insegnamento teatrale per un gruppo di ragazzi che ogni anno sono incuriositi e partecipano con entusiasmo. Oltre che curare la regia il mio compito consiste nel contribuire alla caratterizzazione di alcuni personaggi. Insegnare ai ragazzi trovo sia molto faticoso ma allo stesso tempo gratificante. Al di là del trasmettere le tecniche di recitazione, l’insegnamento ti dà la possibilità di riflettere su te stesso e sulla tua idea di teatro. E’ una continua crescita individuale. Ritengo inoltre che insegnare il teatro sia il modo migliore per educare alla vita. Al momento, comunque recitare resta la mia più grande passione.

- Cosa imparano i ragazzi dalle vostre lezioni?
Innanzitutto la disciplina, poiché il teatro essendo un’arte ha in sé il senso della precisione e della riproducibilità. Poi, le varie tecniche teatrali come la dizione,la fonetica, il linguaggio non verbale, la tridimensionalità corporea ascritta in uno spazio scenico, lo studio e l’interpretazione del personaggio.

- Quanto conta la dizione per un attore?
Tantissimo. Io passo ore ed ore a leggere a voce alta e a volte non è sufficiente.

- Conoscendoti adesso sento che sei molto dialettico. Come riesci a dimenticarti del Toscano sul palco?
Io sono molto legato alla mia terra. Sento nella Toscana la mia casa, le mie radici, il mio benessere. Credo che sarebbe innaturale e poco riconoscente nascondere il mio patrimonio genetico nel quotidiano vivere. Quando salgo sul palco, fortunatamente, riesco ad abbandonare la mia dialettica. Diciamo che forse a volte qualche C strascicata mi esce ma fa lo stesso. Siamo esseri umani e preferisco l’autenticità di piccoli errori a tanti robot perfettamente preconfezionati.

- Qual è il lavoro teatrale di cui ti senti più orgoglioso?
Sono orgoglioso di tutti i lavori a cui ho partecipato ... anche se forse il personaggio a cui mi sento un po' più legato è quello di Edgar nello spettacolo "LA REPETITION" del regista Massimo Stinco. Oltre alla peculiarità estetica del personaggio,  mi lega molto a questo spettacolo la prima trasferta fuori Firenze. Un'esperienza bellissima.


- Cosa fai quando hai del tempo libero?
Quando riesco a prendermi del tempo libero è ozio allo stato puro. Mi piace passare molto tempo con gli amici magari a cena in un bel locale e davanti un buon bicchiere di vino rosso. Adoro il cinema, mi piacciono molto i concerti live. Ultimamente ho riscoperto anche il valore dei vecchi oggetti e mi piace girare per i mercatini dell’antiquariato.

- Che rapporto hai con i libri?
Avendo studiato tanto in vita mia, non ho una grande passione per i libri. Diciamo che
il mio rapporto coi libri è controverso: non leggo mai in maniera disinteressata. Leggo sempre allo scopo di prendere spunti per eventuali copioni.

- Siamo all’ultima domanda, Gabriele: dai un consiglio a chi vuole percorrere la tua stessa strada
 Il consiglio che mi sento di dare è quello di essere sempre se stessi ma soprattutto di non montarsi mai la testa per quello che facciamo. Il teatro purtroppo è diventata una realtà precaria e bisogna prendere consapevolezza che ad oggi, solo di questo non si mangia (almeno che tu non diventi un grande divo). Poi senz’altro è necessario seguire un corso di teatro per iniziare a masticare il teatro e tutto quello che gira attorno a lui. Infine, consiglio tante letture per bambini poiché se sei bravo con loro ridono e stanno zitti e quando questo succede, sei al vertice dell’onda!
- Grazie di averci dedicato il tuo tempo, Gabriele! Ci fai un salutino?!

Grazie a voi per l’attenzione. Ciauuuuuu!! 

INTERVISTA DI GIACOMO LEONE per progetto A1-DAMS FIRENZE 2015

martedì 8 settembre 2015

Gabriele Zeetti ed alcuni dei suoi personaggi






La Morte

Corrado GervasuttiEdgarCesareAlberto
Flavio Fioco
Nonna TEA


IGNAZIO




Partigiano

 Rosa Kevin
 Gino
Gabriele Zeetti in alcuni dei suoi personaggi:
- Nonna Tea  (Mum)
-Ignazio (Lalluvione)
- Edgar ( La Repetition)
 - Rosa ( 5 per una)
- Kevin (The Big Apple)
- Gino (Ashenputtel)
- Flavio Fioco (Il Mercante di Viareggio)
- Corrado Gervasi (Non Piangete la Mia Morte)
- Alberto (Il Paradisino delle Femmine)
- La morte ( La Maternità Offesa)
- Partigiano ( Villa Triste)
- Cesare (Deja Vu)