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Proprio ieri,nella cantina di nonna,riordinavo alcuni vecchi quaderni.
Tra la polvere e il caos, da un vecchio quaderno è caduta una "lettera",un ricordo appuntato dopo l'unica vera chiacchierata fatta con nonno dopo il suo intervento nel lontano '93 quando stava apparentemente bene prima di morire.
Un pomeriggio,ricordo che nonno mi raccontò una serie di cose della sua epoca.Rimasi molto affascinato dai suoi racconti tant'è che quando tornai a casa sentii la necessità di annotarli in un foglio...come se fosse una lettera scritta da lui....un sogno mai realizzato visto il modo burbero e poco affettuoso con cui si approcciava agli altri.Oggi,rileggendo quelle parole,mi commuovo.Mi commuove la semplicità delle cose che mi raccontava,mi commuove il sol pensiero di aver trovato l'unica cosa non contaminata del nostro rapporto mai realmente vissuto.Mi commuove la spontaneità dei piccoli gesti che a differenza di oggi,erano più spontanei e meno dovuti.
A questa "lettera" sono molto legato e voglio annotarne il contenuto visto che considero il mio blog come un piccolo diario personale ......diceva questo:
"All'epoca mia venivi al mondo e la libertà non esisteva.
La Prima Guerra Mondiale era finita. Fiume era stata conquistata.
Si rideva e si ballava per le semplici cose come la mietitura del grano.
Il telefono non c'era,il televisore si ma noi non potevamo permettercelo.Eravamo poveri.
Mi arruolarono in guerra.Era quasi primavera.Alla radio trasmettevano canti di paura da cantare quando era sera.
Era l'anno 43. Ed ora sono qui come un "vegetale" in procinto di morire.Dicono che sto meglio, ma io lo so che non è così!
Lascio il mondo che mi ha maltrattato, lascio questo futuro senza alcun rimpianto.Me ne vado anche perché mi sono stufato.
Sono stato un comunista con sogni nel cassetto, mille ambizioni,ma non sono stato mai realmente capito.
All'epoca mia non esisteva il cellulare,c'erano meno malattie ,non si stava poi così male.Ma la cosa che mi turbava più di tutte al fronte era il suono della radio che continuava a trasmettere canti di paura.Era il 43.Così è la vita nipote mio.Non è possibile pensare a un altro mondo durante notti di paura e di dolore.
Sarebbe stato bello andarsene così senza soffrire o rimpiangere parole non dette. Davanti alla sofferenza adesso mi confronto e mi duole mostrarmi in questo modo davanti ai tuoi occhi."
Ecco,leggendo parole come queste trovo una valvola di sfogo per commuovermi!
E' buffa come cosa visto che a mio nonno non ho mai detto parole confortevoli. Io quell'uomo nei suoi modi non l'ho mai amato e sarei bugiardo nel dire che gli ho voluto bene e che ora mi manca.
Non ha mai ricoperto il ruolo di nonno (a differenza delle nonne ancora in vita).Mai un regalo, mai un bacio, mai una carezza dettata dal cuore.Credo però che in quel momento di dolore,quelle parole fossero veramente sentite dal cuore ...ed è di questo che ora mi commuovo, perché riconosco che è di questo che avevo bisogno da parte sua anche se che in realtà non ho ricevuto nulla vuoi per orgoglio o vuoi per il suo semplice modo di voler apparire agli occhi della gente.Nonostante la sua freddezza a lui va comunque un grazie speciale per quelle parole che avevo dimenticato e che oggi in momenti di solitudine come questi,ricordo con grande affetto ed un pizzico di nostalgia.