venerdì 18 gennaio 2008

Le città invisibili





















In questi giorni mi è tornato tra le mani un vecchio libro di narrativa che lessi alle scuole medie dal titolo "LE CITTA' INVISIBILI" di Italo Calvino.
In questo libro si racconta la storia di Marco Polo alla corte di Kubla Khan un uomo potente il cui impero è talmente grande che lui stesso non lo conosce e quindi ha bisogno di Marco Polo affinchè glielo descriva.Marco Polo in questo libro rappresenta la metafora dell'artista,del confidente.Calvino dice: "Non è detto che Kubla Khan creda a tutto quello che dice Marco Polo quando gli descrive le città visitate nelle sue ambasciate,ma certo l'imperatore dei Tartari continua ad ascoltare il giovane veneziano con più curiosità e attenzione che ogni altro suo messo esploratore"....questo perchè Marco Polo in qualche modo era riuscito a destare in lui curiosità,interesse e questo perchè aveva un talento nel raccontare le cose ..... cosa questa che alla fine non tutti sanno fare al giorno d'oggi!!!
Immaginiamoci per un attimo di essere imperatori della nostra vita e delle nostre idee.Il nostro impero interiore ci rende potenti ma ci blocca.Solo nei resoconti di Marco Polo Kubla Khan riusciva a discernere attraverso le muraglie e le torri la filigrana di un disegno così sottile da sfuggire al morso delle termiti e..... le poesie,le canzoni,gli scritti in genere,fanno proprio questo....sono fili sottili che legano il caos e che creano contatti anche immediati e leggerissimi in quel caos che è l'impero di Kubla Kahn,che poi altro non è che la nostra vita!

Trovo ancora oggi questo libro di grande bellezza, semplicità ma anche saggezza.Il dono del saper raccontare le cose, nel sapersi esprimere chiaramente dando dei messaggi sono qualità molto rare che oggi giorno sempre meno vengono coltivate vuoi per la pigrizia, vuoi perchè il mondo stà cambiando e sta diventando sempre più tecnologico e non servono più le parole visto che ci sono computer o macchine robot che possono addirittura parlare per noi.Non sò questo mondo dove un giorno ci porterà sò soltanto che l'arte della parola non può morire perchè se accadesse, saremmo solo degli ibridi di una società che governa le nostre menti addormentate e a quel punto credo che sarebbe inutile vivere!!!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

La parola è la caratteristica che ci contraddistingue e se la perdessimo, perderemo noi stessi!!!
Certo il rischio c'è!!!con tutta questa tecnologia stiamo diventando sempre più aridi e sempre più pragmatici!Per quanto mi riguarda mi piace tanto scrivere, fermare nel tempo le mie emozioni su una pagina bianca, dove un giorno potrò andare a rileggere e a ritrovare un piccolo angolo di me, delle mie sensazioni e di chi in quel momento ha condiviso con me tutto questo!Le parole sono una ricchezza infinita da custodire sempre e cmq!!!bacio

Anonimo ha detto...

Di Calvino ho letto un paio di libri, questo mi manca e visto che mi hai messo curiosità credo che lo leggerò! ^^

Anonimo ha detto...

Ma nella città invisibile.... c'è Henry potter?

Anonimo ha detto...

Xbear...si scrive Harry Potter ;)

Anche io ho letto questo libro alle medie...mi piacque molto ma ripensandocvi oggi "dfa grande" lo trovo ancora più bello e apprezzabile...in un mondo che corre alla velocità della luce dove non si parla e non ci si ascolta più, sarebbe bello poter ritornare ad essere affascinati dalle parole, dalle canzoni, dagli scritti...perchè lì sono racchiuse tante piccole grandi storie dove ognuno di noi può ritrovarsi, crescere e riflettere...se solo i ragazzini di oggi se ne rendessero conto!!!

Anonimo ha detto...

beh Calvino è uno dei miei preferiti....e questo è un bel racconto....senza considerare ad esempio sempre nella trilogia "il Barone rampante" che potrebbe essere un ottimo spunto di riflessione sui tempi moderni...e su come a volte ci possiamo sentire! ciao a tutti e buone letture!marmotta